Rivendica i tuoi arretrati sullo stipendio ora! Segui questa procedura sulla busta paga e assicurati di ottenere ciò che ti spetta.
Siete pronti a esplorare più da vicino il tesoro nascosto nella vostra busta paga? Esaminarla attentamente è cruciale, magari con l’aiuto di un occhio esperto esterno all’azienda, per assicurarti che ogni cifra sia accurata. Potrebbe esserci un errore innocente, ma anche qualcosa che ti priva di ciò che ti spetta.
E non dimentichiamo che il calcolo dello stipendio deve rispettare non solo la legge, ma anche gli accordi sindacali di primo e secondo livello. Non c’è un salario minimo definito per legge in Italia, ma la nostra Costituzione sottolinea che il compenso dovrebbe essere equo, in linea con il tuo impegno e il valore del vostro lavoro. Deve garantirvi un tenore di vita dignitoso, come stabilito dall’articolo 36. Dunque, se qualcosa non torna nella vostra busta paga, avete il diritto di far valere le vostre ragioni.
Recupera gli arretrati dello stipendio
Vi sentite sottovalutati? Potrebbe esserci un aumento che vi spetta e che non avete ricevuto, o dei benefici che sono rimasti sulla carta invece che nel vostro portafoglio. Non temete, avete il diritto di richiedere ciò che ti spetta. Non è raro trovarsi nella situazione in cui lo stipendio sembra stagnare, quando invece dovrebbe crescere. Il datore potrebbe non riconoscere gli aumenti che spettano di diritto, lasciandovi con meno di quanto meritato. Ma ricordate che avete il diritto di richiedere indietro ciò che vi spetta.
Secondo la legge, la retribuzione dovrebbe aumentare per varie ragioni:
- Esperienza: avete accumulato conoscenze e competenze? Bene, dovreste ricevere un aumento di conseguenza. Il contratto collettivo dovrebbe indicare quando e di quanto potrebbe essere l’aumento.
- Nuove responsabilità: se vengono assegnate mansioni più impegnative e richiedono una maggiore professionalità, dovreste essere promossi e ottenere un aumento di stipendio.
- Aggiornamento del contratto: se il contratto collettivo viene modificato, il datore di lavoro deve adeguarsi ai nuovi minimi.
Ma c’è di più: potrebbe essere che il contratto collettivo non preveda un compenso adeguato per il vostro lavoro, violando quanto stabilito dalla Costituzione. Inoltre, potrebbe capitare che l’azienda non paghi le ore straordinarie svolte, o magari “dimentichi” di corrispondere la tredicesima e la quattordicesima mensilità, o altri emolumenti previsti dal contratto collettivo. Insomma, se avete l’impressione di non ricevere ciò che tv spetta, potresti avere ragione!
Esploriamo insieme il labirinto dei diritti non riconosciuti e degli arretrati nella busta paga! Quei guadagni che vi spettano potrebbero essere richiesti anche in seguito, compresi gli arretrati. Ma attenzione, c’è una scadenza da tenere presente. Avete cinque anni di tempo per far valere i vostri diritti dopo la fine del rapporto di lavoro. Ma quando inizia questo countdown? Secondo l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, il timer parte solo quando lasciate il vostro impiego. Ciò significa che mentre sei ancora impiegato, potete reclamare tutto ciò che vi spetta senza limiti di tempo, ma una volta terminato il rapporto, vale solo per gli ultimi cinque anni. La prima mossa è affidarsi a un esperto, come un consulente del lavoro o un sindacato, che possa tracciare la mappa e individuare eventuali risorse mancanti nella busta paga. Prima di agire, consultate un avvocato. Dopo aver tentato una conciliazione con l’azienda, avete due opzioni: una discussione con il sindacato o una sfida legale diretta.
Per coloro che hanno dimenticato di richiedere il sostegno aggiuntivo per la famiglia incluso nella busta paga, c’è ancora speranza! Potreste avere diritto a recuperare gli arretrati degli assegni al nucleo familiare per gli ultimi 5 anni. Questi assegni, noti anche come assegni familiari, erano disponibili per i genitori lavoratori fino a febbraio 2022, quando sono stati sostituiti dall’Assegno unico. Se non avete mai fatto domanda per gli assegni al nucleo familiare e soddisfacevate i requisiti, potete ancora farlo. Ma ricordate, il tempo stringe poiché i periodi non richiesti vanno in prescrizione dopo cinque anni.