Ci sono alcuni casi in cui si ha diritto ad un risarcimento. Straordinari e non solo: ecco quando ci si può rifare sul datore di lavoro.
Quando si decide di ricoprire una nuova posizione lavorativa, ci sono alcuni momenti che sono fondamentali e su cui va rivolta la giusta attenzione. Uno di questi è la firma del contratto, che va apposta sul documento solo dopo aver letto correttamente e con attenzione tutte le singole clausole e i punti previsti. Sarebbe sempre opportuno affidarsi all’aiuto di un esperto, che possa verificare che non ci siano incongruenze rispetto a quanto previsto dalla Legge.
Una volta che il rapporto lavorativo ha preso il via, invece, ci sono alcune norme che il vostro datore di lavoro deve obbligatoriamente rispettare. Altrimenti, avete diritto ad un rimborso. Ecco quando potete rifarvi sul vostro capo e ottenere un risarcimento, come previsto ai sensi della Legge. Si tratta di norme che non tutti conoscono, e non parliamo solo di mancato pagamento di straordinari ma anche di altri comportamenti che sono vietati.
Pensate di poter richiedere un risarcimento al vostro datore di lavoro? Si sono verificate situazioni che non rispettano quanto scritto sul vostro contratto? Se avete dubbi, allora siete nel posto giusto. Vi forniremo alcuni consigli in merito a quali sono le norme che vanno sempre rispettate ed entro quando si può richiedere il rimborso in caso di violazione delle regole.
A segnalare il tutto ci ha pensato l’avvocato Angelo Greco, con un post esplicativo su Instagram. Partiamo dal caso in cui le vostre condizioni di lavoro siano peggiori rispetto a quanto previsto dal contratto. Magari non potete usufruire dello smartworking previsto, oppure lavorate più ore senza che gli straordinari vi vengano retribuiti. In questo caso si parla di estorsione e potete rifarvi sul vostro capo. Stesso discorso anche nel caso in cui vi venga detto che vengano tolti dei compensi in contanti dal vostro stipendio previsto. Si parla ancora una volta di estorsione.
Avete tempo in questo specifico caso 3 mesi per poter fare querela, mentre per poter ottenere la restituzione del denaro il tempo aumenta fino a 5 anni. Un’altra situazione al limite è il cosiddetto mobbing, ossia il maltrattamento sul luogo di lavoro a parole, con insulti e minacce. Infine parliamo dell’omissione contributiva, ossia il pagamento in nero. Se supera i 50.000 euro l’anno, allora dovete rivolgervi agli enti dedicati.
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