È il momento di spegnere i riscaldamenti in tutta Italia: ecco le date da conoscere, zona per zona, per evitare multe.
La primavera è arrivata e con la bella stagione iniziano finalmente le prime giornate di caldo, tanto che in casa è più facile evitare di accendere i riscaldamenti che hanno tenuto compagnia alle famiglia italiane per diversi mesi, durante il lungo e freddo inverno.
Una direttiva che divide l’Italia in zone climatiche stabilisce quando bisogna accendere e spegnere i riscaldamenti. Bisogna, infatti, seguire delle regole ben precise a riguardo e non andare oltre le scadenze, pena delle multe molto elevate.
Le date di spegnimento dei riscaldamenti in Italia
Lo spegnimento dei termosifoni in Italia è regolato dal Decreto del Presidente della Repubblica 74/2013, che definisce i criteri generali per l’utilizzo degli impianti termici. Esso, in particolare, definisce i limiti riguardanti il periodo annuale e la durata giornaliera in cui i riscaldamenti possono essere attivati.
Si tiene conto di fattori relativi ad ogni regione come l’altitudine, la vicinanza al mare e la presenza di microclimi che influenzano le temperature locali. L’Italia è così divisa in 6 zone climatiche, dalla A alla F, che permettono di dettare un calendario preciso per l’accensione e lo spegnimento dei termosifoni nel periodo che va da ottobre a marzo/aprile.
Una situazione che cambia, ovviamente, in base al freddo che viene registrato in tali zone, che come detto vanno dalla A (meno fredda) alla F (più fredda). Nella prima, infatti, sono inserite le province italiane più calde, con gradi giorno inferiori a 600; nella zona F, invece, i comuni più freddi in cui si registrano gradi giorno superiori a 3.000. In particolare:
- Nella zona F rientrano i comuni più freddi come le province di Cuneo, Belluno e Trento. In queste città si registrano gradi giorno superiori a 3.000 e, proprio per tale motivo, gli impianti di riscaldamento centralizzati possono rimanere accesi senza alcuna limitazione;
- Nella zona E troviamo i comuni che non sono freddi come i precedenti, ma che comunque hanno temperature che tendono ad essere molto basse. Di conseguenza, la legge prevede la possibilità di tenere accesi i riscaldamenti centralizzati fino al 15 aprile. Si tratta di alcune città della Lombardia, del Piemonte e dell’Emilia Romagna, come: Alessandria, Aosta, Arezzo, Asti, Bergamo, Biella, Bologna, Bolzano, Brescia, Como, Cremona, Ferrara, Gorizia, Lecco, Lodi, Milano, Modena, Novara, Padova, Parma, Pavia, Perugia, Piacenza, Pordenone, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini, Rovigo, Sondrio, Torino, Treviso, Trieste, Varese, Verbania, Venezia, Verona, Vercelli, Udine, Frosinone, Rieti, Campobasso, Enna, L’Aquila, Potenza;
- Nella zona D sono incluse province con gradi giorno tra 1.401 e 2.100 per le quali è prevista la possibilità di tenere accesi i riscaldamenti fino al 15 aprile. Qui ci sono le principali province di Roma, Ancora, Genova, Firenze, Pescara, La Spezia, Livorno, Grosseto, Lucca, Macerata, Pisa, Pesaro, Viterbo, Avellino, Siena, Chieti, Foggia, Matera, Teramo e Vibo Valentia;
- Nella zona C ci sono le province con clima più mite che hanno gradi giorno tra 901 e 1.400. Il riscaldamento è ormai spento, in quanto l’accensione era prevista fino al 31 marzo. Tra le principali province che rientrano in questa zona ci sono: Napoli, Latina, Caserta, Salerno, Bari, Brindisi, Benevento, Catanzaro, Cagliari, Lecce, Ragusa, Cosenza, Taranto;
- Nella zona B sono presenti le province con clima più caldo, con gradi giorno tra 600 e 900 dove gli impianti sono stati spenti il 31 marzo. All’interno di questa zona troviamo tutte città del Sud, tra la Calabria e la Sicilia, come: Palermo, Siracusa, Catania, Messina, Trapani, Agrigento e Reggio Calabria;
- Nella zona A, con un clima nettamente migliore rispetto alle altre, ci sono le province italiane più calde, con gradi giorno inferiori a 600. Proprio per questo motivo la legge prevede lo spegnimento il 15 marzo. In questa zona rientrano solo tre Comuni: Lampedusa, Linosa e Porto Empedocle.
Attenersi alle date entro cui spegnere i riscaldamenti è molto importante perché, altrimenti, si può incorrere in sanzioni anche elevate che vanno dai 500 ai 3000 euro.