Se stai per andare in pensione ecco qual è il nuovo limite di età da rispettare: un miraggio per le nuove generazioni.
In base all’attuale riforma delle pensioni, per poter accedere al pensionamento di vecchiaia è necessario aver raggiunto il 67 anno di età e aver versato almeno 20 anni di contributi obbligatori. Stiamo parlando della famosa legge Fornero, che prevede anche una misura anticipata con più di 40 anni di contributi.
Per fortuna negli ultimi anni alcune categorie di lavoratori hanno avuto a loro disposizione delle forme di pensionamento anticipato come, ad esempio, il sistema delle quote o Opzione donna. Purtroppo, però, per i giovani lavoratori, la pensione potrebbe rappresentare un autentico miraggio. L’età pensionabile infatti potrebbe subire un’impennata, che lascerebbe tutti di stucco.
Chi è prossimo al pensionamento deve rispettare i requisiti della legge Fornero, che prevede il raggiungimento di 67 anni di età anagrafica e il versamento di 20 anni di contributi obbligatori. In prospettiva futura però, i giovani lavoratori hanno ben poco di cui rallegrarsi.
Secondo alcune proiezioni, infatti, la pensione potrebbe essere un vero e proprio miraggio. Si prevede un innalzamento delle età pensionabile a 71 anni. La notizia è stata pubblicata nel rapporto annuale dell’Ocse dove si legge:
«L’Italia è uno dei nove paesi Ocse che collega l’età pensionabile legale con l’aspettativa di vita. In un sistema contributivo, tale collegamento non è necessario per migliorare le finanze pensionistiche, ma mira a evitare che le persone vadano in pensione troppo presto con pensioni troppo basse e a promuovere l’occupazione in età avanzata e quindi la produzione potenziale. Per coloro che attualmente entrano nel mercato del lavoro, l’età pensionabile normale raggiungerebbe i 70 anni nei Paesi Bassi e in Svezia, i 71 anni in Estonia e Italia e persino i 74 anni in Danimarca sulla base dei collegamenti consolidati con l’aspettativa di vita».
Dunque, le proiezioni future prevedono che i lavoratori italiani riusciranno ad andare in pensione più tardi rispetto ai loro colleghi europei, ma percependo assegni mensili che dovrebbero permettergli di vivere in maniera dignitosa.
Fermo restando che è impossibile capire in che modo l’inflazione possa influire sul valore d’acquisto delle pensioni. Anche se, l’Ocse ha sottolineato l’importanza della perequazione, ovvero dell’indicizzazione delle pensioni al reale posto della vita. Si tratta di un meccanismo molto costoso per il governo, che dovrebbe essere utilizzato solo in tempi eccezionali a patto che “i pensionati ad alto reddito condividano parte del carico con la popolazione in età lavorativa in termini di ridotti adeguamenti dei benefici”.
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