La caffeina fa male al cervello? No, a parte in questo caso: può fare molto male

Lo studio che ha lasciato tutti senza parole: ecco che cos’hanno scoperto sulla caffeina, può fare molto male.

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La caffeina fa male al cervello? No, a parte in questo caso: può fare molto male (Immezcla.it)

Un recente studio ha esaminato come la caffeina influisce sulla materia grigia del cervello quando il sonno è costantemente limitato. Pubblicata su Nature e realizzata da ricercatori dell’Università di Basilea insieme all’Istituto di Neuroscienze e Medicina del Forschungszentrum Jülich, questa ricerca ha rivelato che la caffeina può accentuare gli effetti negativi della privazione del sonno sulla materia grigia.

Gli studiosi hanno analizzato il modo in cui la caffeina, la sostanza psicoattiva più utilizzata globalmente, influisce sulla vigilanza e sulle capacità cognitive durante la mancanza di sonno. Si sono concentrati in particolare sulla diminuzione del volume della materia grigia, una componente essenziale del cervello che gioca un ruolo chiave nell’elaborazione delle informazioni e nella regolazione delle funzioni cognitive. È stato scoperto che le persone che assumevano caffeina durante i periodi di privazione del sonno mostravano una riduzione significativa del volume della materia grigia rispetto a coloro che non consumavano caffeina.

La caffeina agisce come un antagonista competitivo dei recettori dell’adenosina, un neurotrasmettitore che favorisce il sonno e il rilassamento, bloccando il suo effetto e aumentando così l’attenzione e l’energia. Questo studio ha quindi cercato di comprendere il ruolo del sistema dell’adenosina nella risposta del cervello alla caffeina e alla mancanza di sonno.

La caffeina fa male al cervello? Lo studio

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Ecco gli effetti della caffeina sul cervello (Immezcla.it)

La ricerca, condotta presso il Centro Aerospaziale Tedesco a Colonia, ha coinvolto 36 adulti sani, suddivisi in due gruppi distinti: uno ha ricevuto caffeina (gruppo CAFF), mentre l’altro ha ricevuto caffè decaffeinato (gruppo DECAF). L’esperimento, durato nove giorni, includeva una fase di adattamento, seguita da due giorni di riferimento con otto ore di sonno per notte, cinque giorni di restrizione del sonno a cinque ore per notte e una giornata finale di recupero con otto ore di sonno. Durante la fase di restrizione, il gruppo CAFF ha assunto 200 mg di caffeina al mattino e 100 mg al pomeriggio, mentre il gruppo DECAF ha consumato volumi equivalenti di caffè decaffeinato.

Attraverso l’utilizzo della risonanza magnetica (MRI) e della tomografia a emissione di positroni (PET), i ricercatori hanno misurato il volume della materia grigia in tre diverse fasi: dopo i giorni iniziali, dopo la restrizione del sonno e dopo il recupero. I risultati hanno mostrato che la caffeina aveva un impatto significativo sul volume della materia grigia durante la privazione del sonno, con una diminuzione nelle stesse regioni cerebrali osservate nel gruppo CAFF. Questo suggerisce che la caffeina potrebbe inibire i meccanismi di compensazione del cervello durante la privazione del sonno, peggiorando così gli effetti negativi della mancanza di riposo.

I ricercatori hanno concluso che, sebbene la caffeina possa aiutare a contrastare la sonnolenza, non sembra mitigare direttamente le modifiche della materia grigia indotte dalla privazione del sonno, lasciando incerti gli effetti sui livelli cognitivi e comportamentali.

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