Il disegno legge “Semplificazioni in materia di lavoro e legislazione sociale” ha accolto favorevolmente la proposta di aumento del valore dei buoni pasto.
Sono circa 3,5 milioni le lavoratrici ed i lavoratori interessati e circa 170.000 gli esercizi commerciali convenzionati che potrebbero presto doversi adeguare all’aumento del valore dei buoni pasto: l’ANSEB, ovvero l’Associazione Nazionale delle Società Emettitrici di Buoni Pasto, ha accolto positivamente la proposta di incrementare il valore dei ticket da 8 a 10 euro.
L’Associazione, che rappresenta le aziende dello Stivale che operano come servizi sostitutivi di mensa, è di recente intervenuta nella commissione Affari Sociali, Sanità e Lavoro del Senato sostenendo l’importanza per il settore dell’introduzione della misura: l’aumento di 2 euro sul buono pasto giornaliero, infatti, mitigherebbe gli effetti erosivi esercitati dall’inflazione sul potere di acquisto di lavoratrici e lavoratori, ricadendo positivamente sulle attività del settore e migliorando la qualità di vita di tutti i soggetti coinvolti.
Ad oggi, in Italia sono circa 150.000 le imprese che adottano politiche di welfare aziendale che annoverano i buoni pasti tra i benefits a vantaggio dei propri dipendenti e del personale impiegato e che, proprio grazie ad essi, rilevano un maggior benessere percepito e, di conseguenza, livelli di produttività maggiori. Negli ultimi anni, tuttavia, il caro vita ha rischiato di vanificare gli sforzi ed ecco, dunque, l’urgenza di un provvedimento correttivo.
Sappiamo bene che, con l’aumento dell’inflazione, i prezzi al consumo nell’ambito della ristorazione sono aumentati in modo significativo; quindi, l’impennata dei costi relativi alla pausa pranzo che lavoratrici e lavoratori hanno dovuto sostenere negli ultimi due anni ha reso il break per la mensa sempre più oneroso e, in molti casi, finanche insostenibile.
In termini di media nazionale, infatti, attualmente i prezzi dei pasti consumati al bar, al ristorante o alle tavole calde convenzionate con le imprese si assestano tra gli 8,10 euro per un menù comprensivo di panino, bevanda e caffè ed i 15,00 euro per un menù completo. Mantenere il buono pasto sul valore degli 8,00 euro, dunque, non riesce a coprire integralmente nemmeno il menù di base.
Ecco che non solo l’opportunità, ma anche l’urgenza di rendere la proposta a tutti gli effetti operativa, passando da disegno legge a decreto, emerge con assoluta evidenza. Tanto per i benefici diretti di cui si avvantaggerebbero lavoratrici, lavoratori ed imprese quanto per quelli legati all’indotto del settore.
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