Troppe famiglie stanno ricevendo in ritardo l’Assegno di Inclusione: il Ministero del Lavoro richiede di accelerare i tempi.
L’Assegno di Inclusione messo a disposizione dal Governo in sostituzione del Reddito di Cittadinanza è ormai partito e, almeno in teoria, il 27 di ogni mese le famiglie che ne hanno diritto ricevono la somma di denaro prevista. È stato, però, riscontrato un certo ritardo per i nuclei familiari che includono membri in condizioni di svantaggio.
Tali soggetti fragili sono persone affette da disturbi fisici o mentali, da dipendenze, vittime di violenza, ex carcerate ecc., per le quali esiste un programma di cura e assistenza da parte degli enti socio sanitari territoriali. In questi casi, la famiglia deve presentare la richiesta all’Inps ed effettuare l’iscrizione sul sito SIISL, che si occupa dell’inserimento sociale e lavorativo.
In tal modo, potranno firmare il PAD (patto di attivazione digitale), dopodiché l’Inps procederà ad inviare i dati del nucleo familiare al servizio sociale indicato (sempre nel comune di residenza). Dallo scorso 1° marzo, i destinatari del sostegno hanno 120 giorni di tempo a partire dalla data della firma per recarsi ai servizi sociali.
Una ‘macchina’ che, però, sembra avere qualche difficoltà: sono molti i rallentamenti riscontrati nella gestione dei vari passaggi di verifica e invio dei dati ai comuni con conseguenti ritardi nelle convocazioni presso i servizi sociali.
Questa decelerazione del meccanismo pare dovuta al ritardo di Asl ed altre strutture sanitarie nella verifica delle condizioni di svantaggio delle famiglie richiedenti l’agevolazione. Nell’inviare l’istanza, infatti, devono auto-dichiarare di essere provviste del documento che certifica le condizioni di svantaggio.
Dopo 60 giorni dalla data della certificazione da parte dell’amministrazione, le condizioni di svantaggio auto-dichiarate si ritengono valide e sarà poi l’Inps a verificare se sussistono i criteri per usufruire dell’Assegno di Inclusione. Oggi, però, si assiste ad un evidente problema di comunicazione tra Inps ed Asl: quest’ultima ritarda nel rilascio dei certificati e, di conseguenza, il primo non può procedere alla validazione dei requisiti.
Attraverso una nota, il Ministero del Lavoro ha deciso così di sollecitare una risposta più celere da parte delle Asl e delle altre strutture sanitari preposte: “L’invio massivo di domande ai Comuni, ritardato rispetto alla data di sottoscrizione del PAD, ha determinato difficoltà nella gestione dei primi appuntamenti con i nuclei beneficiari da parte dei servizi sociali dei Comuni nei tempi prescritti”.
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