Il Garante della Privacy è intervenuto per la prima volta contro una app di incontri: cosa facevano dei dati e delle foto degli utenti?
Le app di dating, cioè le applicazioni che permettono di organizzare incontri tra sconosciuti sono ormai uno dei canali più utilizzati dai single di tutto il mondo per conoscere nuove persone e avere incontri romantici.
L’utilizzo di queste applicazioni ha conosciuto un boom senza precedenti negli anni appena precedenti alla Pandemia, per poi andare incontro a un vero e proprio collasso negli anni in cui incontrarsi era troppo pericoloso.
Che fine fanno i dati che regaliamo alle app di dating?
Con la fine della Pandemia però gli utenti hanno ricominciato a utilizzare le app di dating come e quanto facevano prima, tanto da rendere necessario un importante intervento del garante a tutela della loro privacy.
Le app di dating, come moltissime altri tipi di applicazioni, hanno bisogno di incamerare molti dati per creare i profili personali dei loro utenti. Alcuni di essi sono molto privati e riguardano la sfera intima di una persona. Non si tratta quindi dei banali dati anagrafici, che ormai tutti abbiamo messo in circolazione attraverso l’utilizzo di app e social network. Si tratta di dati più importanti che è necessario proteggere con più attenzione.
Il Garante della Privacy è intervenuto recentemente a esaminare la condotta legale di una delle più famose applicazioni di dating del mondo, anche se non è stato reso pubblico il nome della app. È lecito pensare che si tratti di Tinder o di Grinder, ma non ci sono conferme in tal senso.
A seguito di una complessa indagine l’ente Garante della Privacy ha dimostrato che la app non rispettava i termini di legge per il trattamento dei dati personali. Più nello specifico l’app non spiegava adeguatamente agli utenti l’utilizzo che sarebbe stato fatto dei loro dati e non specificava per quanto tempo i dati sarebbero stati conservati.
Oltre a questo non aveva designato un Responsabile della Protezione dei Dati e non informava adeguatamente gli utenti sui mezzi con cui avrebbero potuto verificare il corretto utilizzo dei propri dati personali, tra cui dati anagrafici, Paese di residenza, fotografie e preferenze sessuali.
Allo scopo di garantire la privacy degli utenti e di assicurare che i loro dati non siano utilizzati per fini illeciti, il Garante ha richiesto l’adozione di sistemi di crittografia avanzata che siano in grado di proteggere le informazioni sensibili degli utenti, rendendole indisponibili non solo a terzi ma anche alla stessa app che le raccoglie.