Alberto Angela, il dramma del rapimento che non potrà mai dimenticare: il dramma atroce del conduttore

Alberto Angela ha raccontato del dramma atroce che lo ha visto coinvolto, un evento che gli ha cambiato per sempre la vita.

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Alberto Angela, il dramma del rapimento che non potrà mai dimenticare: il dramma atroce del conduttore (Ansa – Immezcla.it)

Nel febbraio del 2002, Alberto Angela subì un evento estremamente traumatico: mentre si trovava in Niger insieme a sei membri della sua troupe, il noto divulgatore scientifico fu sequestrato, malmenato e derubato da tre banditi armati. Anche se il figlio di Piero Angela non riportò ferite fisiche gravi, quell’episodio lasciò un’impronta indelebile nella sua mente.

Al suo arrivo all’aeroporto di Fiumicino, Angela espresse come quell’esperienza lo avesse portato a riflettere profondamente sul valore della vita, aumentandone l’apprezzamento. Descrisse le quindici ore di terrore vissute come un incubo degno di “Arancia Meccanica”, durante le quali lui e i suoi colleghi furono percossi, minacciati e privati di ogni loro avere: attrezzature, denaro, fedi nuziali, orologi, telefoni cellulari e bagagli, vivendo un continuo tormento psicologico.

Alberto Angela dramma atroce: “Mi hanno rapito”

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Alberto Angela, che ha ripercorso i momenti drammatici del rapimento in Niger (Ansa – Immezcla.it)

Il divulgatore raccontò che non avevano sconfinato, poiché stavano seguendo un itinerario ben noto e considerato sicuro, frequentato fino al giorno precedente da turisti, tra l’Algeria e il Niger. Tuttavia, non appena entrarono in territorio nigerino, circa cinquanta chilometri nel deserto, apparve improvvisamente un veicolo che si avvicinò a grande velocità. Da esso scesero tre uomini armati di kalashnikov e pistole, con il volto coperto da turbanti e occhiali da sole, che ordinarono loro di fermarsi.

Qualche anno dopo, durante un’intervista al settimanale Di Più, Alberto Angela tornò a parlare di quell’evento drammatico. Ricordò come fosse stato sequestrato e picchiato dai criminali in Niger, e di come avesse temuto seriamente di non rivedere mai più sua moglie. Fortunatamente, venne poi liberato. Nonostante la grande paura vissuta, Angela non aveva mai smesso di dedicarsi con passione al suo lavoro, e raccontava quella vicenda come un’esperienza che lo aveva profondamente segnato.

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