Un conduttore ex Rai ha avuto modo di confessare qualche tempo fa la sua storia davvero drammatica che ha sconvolto tutti.
Roberto Giacobbo ha condiviso la sua esperienza drammatica con il coronavirus in un’intervista a Verissimo, raccontando il periodo che ha trascorso in ospedale, durato oltre 40 giorni. Parlando con Silvia Toffanin, ha espresso la sua gratitudine per la guarigione, dicendo che finalmente poteva raccontare la sua storia e concludendo con un messaggio di speranza.
Durante l’intervista, Giacobbo ha spiegato che ha scelto di parlare pubblicamente della sua malattia per fare chiarezza e sensibilizzare il pubblico sulla pandemia. Ha raccontato di essersi infettato il 5 marzo, dopo essere entrato in un negozio di alimentari. In seguito, il 12 marzo, ha cominciato a manifestare i sintomi, inizialmente con febbre e una laringite preesistente che gli causava una tosse grassa, anziché secca, come spesso associata al Covid.
La febbre calava temporaneamente con la tachipirina, ma il sintomo che l’ha allarmato è stata la difficoltà respiratoria. Grazie a una trasmissione televisiva in cui aveva visto l’uso del saturimetro, ha deciso di acquistarlo e usarlo per monitorare la sua ossigenazione. Quando ha notato che i livelli di ossigeno nel sangue stavano diminuendo pericolosamente, ha consultato un medico che gli ha consigliato di andare immediatamente in ospedale. Accompagnato da una delle sue figlie, si è recato al pronto soccorso dove è stato trasferito in rianimazione, avendo frainteso i sintomi e arrivando a uno stadio avanzato della malattia.
Roberto Giacobbo e il dramma del Covid
Giacobbo ha ricordato l’uso del casco per l’ossigeno e ha descritto quei 42 giorni in ospedale, durante i quali vedeva solo persone in abbigliamento protettivo. Ha raccontato di aver affidato completamente il suo corpo alle cure mediche, spiegando che il casco era fissato al letto e che lui poteva muovere solo gli occhi. Con commozione, ha rievocato il momento in cui gli hanno tolto tutto, compresa la fede nuziale, pensando che potesse essere l’ultimo ricordo per la sua famiglia.
Ha inoltre ricordato un compagno di stanza, un paziente intubato poco dopo di lui, un uomo più giovane che non è riuscito a conoscere. Quando Giacobbo è stato trasferito in sub-intensiva, ha chiesto informazioni su di lui, scoprendo che purtroppo non ce l’aveva fatta. Ha voluto rassicurare la famiglia del defunto che il loro caro è stato assistito costantemente da medici e infermieri, e che lui stesso gli è rimasto accanto fino alla fine.
Il lungo percorso di recupero di Giacobbo ha incluso trattamenti sperimentali, riabilitazione fisica e polmonare. Anche la moglie e le figlie hanno contratto il Covid, affrontando diverse problematiche, con la moglie che ha vissuto la forma più grave pur senza necessitare di ricovero.
Riflettendo sull’esperienza, Giacobbo ha affermato che uscendo da una prova del genere si apprezzano di più le piccole cose della vita. Ha sottolineato l’importanza di proteggersi e di vivere con prudenza, ma senza rinunciare alla gioia e alle emozioni, evidenziando che con un po’ di attenzione è possibile continuare a vivere appieno.